Brunori Sas: Il mio sogno è fare il commercialista

Dario Brunori
Un giorno scopri Brunori Sas. Uno di quei cantautori che ti fanno domandare: “Ma dove si trovava questo Brunori Sas fino ad oggi? Perché non l’ho scoperto prima? Cosa faceva?”. In realtà Dario Brunori, così com’è scritto sulla carta d’identità, nasce come cantautore due anni fa con la pubblicazione del disco “Brunori Sas- Vol.1”. A giugno di quest’anno ha presentato la seconda parte di quell’album, bello e buono come il primo. Al telefono risponde da Firenze, «dove sono in vacanza tra una data e l’altra» e l’accento riporta immediatamente alla sua terra, la Calabria. Ma non è l’unica cosa. Simpatico ed ironico, non perde occasione di fare battute, raccontando di questi anni trascorsi tra note e palcoscenico. E pensare, che il suo sogno nel cassetto è aprire uno studio da commercialista.Sei in Toscana, dobbiamo pensare che ci sia qualche riferimento al brano “Lui, lei e Firenze”?
«Mi prendi subito al gancio eh! Sono stato toscano per un pò di tempo, ho vissuto per dieci anni tra Firenze e Siena ma quel testo non è autobiografico. Ho studiato Economia e commercio, la mia ambizione per il futuro è fare il commercialista ma per adesso non ho clienti e mi sono buttato sulla musica (scherza ndr)»

Posso dirti che non ci credo?! E poi deludersi i tuoi fan…
«Io amo i miei fan, non potrei mai deluderli sopratutto se mi consentono profitti (scherza, ancora ndr)…»

Perchè hai scelto di chiamarti Brunori Sas?
«Le canzoni le ho scritte nella Brunori Sas, la ditta di mattoni di famiglia dove lavoravo. Diciamo che ho voluto sottolineare la forma societaria del progetto…»

Nel senso che il progetto è stato finanziato da quell’esperienza?
«Diciamo che è stata la sponsorizzazione a fondo perduto dei miei fratelli che mi ha portato a produrre la mia opera prima (ride ndr)…»

A proposito, quando è difficile fare il cantautore oggi? Qual è stato il tuo percorso?

«Suono dall’adolescenza, la chitarra, per piacere. Quando vivevo a Firenze c’è stato poi un periodo in cui ho spinto l’accelleratore e ho deciso di impegnarmi di più nella musica, anche dal punto di vista tecnico e organizzativo. Ho capito i meccanismi di questo mondo, collaboravo con diverse persone. In tutto questo c’è stato un break in cui sono dovuto rientrare in Calabria e mi sono ritrovato a vivere una vita completamente diversa da quella di prima. Lì è nato il primo disco. Poi ci siamo buttati subito sul live, a qualsiasi condizione e a qualsiasi prezzo, e le cose hanno preso il loro corso»

Come nascono le canzoni di Brunori Sas?
«Prendo la chitarra in mano e suono, da li nascono le canzoni. Scrivo, nascono delle immagini, delle suggestioni e una storia. Anche se dovrò impegnarmi di più per avere più introiti dal pubblico…(scherza ndr)»

E le copertine dei tuoi album invece? Sulla prima ci sei tu da bambino, mentre sulla seconda?
«Il primo è un disco di ricordi e la copertina riporta a quel periodo. Diciamo che le copertine nascono tutte da una nota estetica, da quello che immagini, da quello che ti piace. Così nella seconda ho deciso di mettere tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del disco come se fossero i giocatori di una squadra di calcio, c’è la band con cui suono ma anche mia mamma e la mia fidanzata, nonchè corista. Ci sono poi il prete, l’operaio e altri personaggi che vengono raccontati nel disco e ne fanno parte».

Quanto ti influenza la Calabria, la tua terra, quando scrivi i testi e le canzoni?
«Non ho coscienza di questo, è un’impressione che mi arriva da fuori. Nelle canzoni racconto i luoghi che ho vissuto e abitato, le cose che ho fatto, il mio modo di vedere la vita ma non ho mai avuto l’intenzione di tirar fuori la “calabresità”. É sicuramente più spontanea che voluta. Aver vissuto quella realtà mi ha sicuramente influenzato ma non voglio parlare di riscatto verso la mia terra o raba del genere. Credo infatti che la Calabria, da questo punto di vista, sia nella stessa situazione in cui si trova il resto d’Italia»

Alcuni ti hanni definito il nuovo Rino Gaetano? Che ne pensi?
«É una valutazione che mi arriva da fuori. Non ho avuto grandi punti di riferimento e non ho mai ascoltato eccessivamente Gaetano, anche se il confronto mi lusinga. In realtà il cantautorato italiano lo sto ascoltando sopratutto oggi, prima ascoltavo roba straniera, molto “chitarrosa”, dal rock anni ’70 al grunge, all’ elettronica. Forse dall’incontro di tutto questo è nato il Brunori Sas di oggi, interessato sopratutto alla parte testuale»

A proposito di cantautori, come nasce la collaborazione con Dente?
«Ci siamo incontrati, l’ho invitato per Natale a Cosenza ed è nata la collaborazione. La canzone “Il suo sorriso” è stata la scelta di fare qualcosa insieme e lui l’hai interpretata ancora meglio di quanto potessi immaginare. Oggi ho la possibilità di venire a contatto con persone che altrimenti non avrei mai conosciuto ed è molto positivo»

La giornata tipica di Brunori oggi?
«Sveglia in un albergo sempre diverso alle undici meno cinque, con la stanza da lasciare entro le undici. Colazione, trasferimento, prove, cena, concerto…»

Da vera rock star…
«Si da vera rock star (ride ndr) ! Ma vorrei dire a tutti coloro che sognano di fare questo mestiere di non farlo, è una vitaccia, una via crucis continua. E pensare che ero un pantofolaio. Per questo ho scritto “Poveri Cristi”…»

Ma gli infradito gialli dove li hai comprati?
«In Sicilia, ero in vacanza, sono stati un colpo all’occhio e li ho comprati. Mi hanno fatto perdere la copertina di Style (ride ndr)…».

16/07/2011

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